INGREDIENTI
100
g di farina kamut bio
60
g di semolino bio
45
g di fecola bio
110
g di brown sugar
340
g di yogurt di soia alla vaniglia bio
1
uovo (separate il tuorlo dall’albume)
2
cucchiai di olio di lino bio
9
g di lievito per dolci bio
½
cucchiaino di cannella in polvere bio
½
cucchiaino di noce moscata
1
pizzico di sale
sciroppo
d’acero q.b.
PROCEDIMENTO
Setacciate
e amalgamate bene tutti gli ingredienti secchi e versateli in una ciotola.
In
un contenitore capiente sbattete il tuorlo con lo zucchero e il sale aiutandovi
con le fruste. Quando risulterà gonfio, unite poco per volta lo yogurt e l’olio. Mescolate bene.
Aggiungete
la preparazione secca a quella umida (poco alla volta), avendo cura di
inglobare bene tutti gli ingredienti.
L’ultima
operazione da compiere sarà quella di montare a neve ben ferma l’albume e di
incorporarlo all’impasto.
Versate
il composto in uno stampo circolare di 20 cm di diametro precedentemente
imburrato e infarinato, livellatene la superficie.
Distribuite
lo sciroppo d’acero sulla superficie e con l’utilizzo di una forchetta
mescolate il liquido con l’impasto, così da creare dei disegni.
Infornate
a 180° per circa 35 minuti. Effettuate la prova stecchino.
Il
dolce si mantiene per un paio di giorni in un contenitore di vetro a chiusura ermetica.
Caspita che dolce e quanti ingredienti semplici e salutari :) Complimenti (come sempre), mi piace poi il titolo del post, Torta da credenza, mi fa pensare a mia zia quando teneva i dolci nella credenza della sua cucina ed io zitta zitta andavo ogni tanto a rubacchiarne qualche pezzetto :)
RispondiEliminaciao Luna, grazie (come sempre) della visita.
RispondiEliminaI dolci da credenza sono quelli migliori,rievocano altri tempi sono semplici e genuini. Cosa volere di più?
Baci
E' vero, concordo perfettamente con te e ti ringrazio per avermi fatto tornare in mente quei ricordi. Mia zia non c'è più ormai da molti anni ormai e la casa dove viveva mio zio è stata distrutta per metà (ma è inagibile comunque) dai terremoti di Amatrice lo scorso anno e zio ora abita in una casetta che gli hanno assegnato, ma i ricordi sono indelebili e quelli per fortuna indistruttibili.
RispondiEliminanon si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
EliminaCesare Pavese aveva perfettamente ragione!
Un abbraccio